sabato 23 marzo 2013

Hardline - Double Eclipse - Album and Cover Review

(In stretta collaborazione con ViVa Kudlak. Collegatevi tramite il link sottostante al suo blog per leggere la recensione della Copertina di Double Eclipse e siate pronti ad immergervi nel mondo dell'arte di ViVa, lasciandovi tasportare in una eclissi senza precedenti!!!)

Double Eclipse COVER Review - By ViVa Kudlak

Era il 1991 quando i fratelli Johnny e Joey Gioeli, sciolsero i Brunette, un loro progetto Heavy Metal che li vedeva rispettivamente voce e chitarra ritmica. Subito dopo lo scioglimento, i due fratelli si riunirono spesso da soli per scrivere i pezzi per un nuovo progetto, un progetto che avrebbe seguito la scia di quella rinascita Hard Rock molto in voga in quegli anni: tale progetto avrebbe preso il nome di Brothers, in segno del loro affetto fraterno.

 Il futuro però prospettò ai fratelli Johnny e Joey qualcosa di ancor più grande, quando la loro strada si incrociò in modo del tutto insolito con quella di Neal Schon, storico chitarrista dei Journey, reduce prima dal temporaneo scioglimento degli stessi Journey (1986) e poi da quello successivo dei Bad English (1991). La sorellina dei Gioeli, infatti, aveva un ragazzo e questo ragazzo si chiamava proprio Neal Schon. Quando Neal venne a sapere dei pezzi e del progetto, si propose dapprima come loro General Manager e poi chiese ai due ragazzi di diventare il chitarrista solista.
Presi dall’entusiasmo, i due accettarono e l’anno seguente, si ritrovarono ad aver pubblicato Double Eclipse, uno dei più bei album mai scritti dai Brothers, o meglio conosciuti come Hardline.

Che gli Hardline fossero particolarmente presi dal progetto, lo indicano le ben 12 tracce dell’album (più la traccia bonus di Love Leads the Way), insomma, un numero particolarmente elevato per un album di debutto.

Life's a bitch
Tra tutte le tracce dell'album non poteva esserci migliore scelta di quella che vide Life's a Bitch come pezzo di apertura. Gli Hardline si presentano al pubblico come meglio non potessero fare. L'intro della batteria seguita prontamente da un solo in cui si riconosce l'aggressività degna din un Hard Rock di mestiere, crea l'atmosfera giusta per manifestare l’imponenza di un album incredibile. E' come se ogni membro del gruppo volesse presentarsi ed esclamare: «We are the Hardline, take that!». La forte presenza di Neal Schon, il suo timbro e la sua “voce” rendono qualità e quantità ad un pezzo stupendo.

Dr. Love
Ad irrompere nell'atmosfera di Life’s a Bitch e creare quella profondità che gli Hardline in tutti i loro pezzi riescono a trasmettere sono le tastiere di Dr. Love seguiti dal solo e dal riff quadrato, semplice ed efficace delle chitarre. Qui si nota perfettamente come gli Hardline vogliano chiaramente riportare in vita quel vecchio stile anni '80, aggressivo e dirompente. La composizione generale rende giustizia a tale intento.

Love Leads The Way
Una tastiera di archi, una chitarra ritmica e un'altra chitarra in pulito rendono Love Leads the Way un pezzo incredibile, uno tra i più belli dell'intero album. La partenza è straordinaria: Gioeli compone una linea melodica della strofa in maniera perfetta e lo fa proprio sull’intro delle chitarre, e aspetta l'incalzare della batteria per poi portarsi al bridge.. Il bridge serve il chorus che è di per sé dolce e imponente allo stesso tempo.
Il solo di Neal Schon porta con sé tutto il suo timbro e la sua classe, ma il pezzo trova il suo picco più alto nella parte successiva. Dagli assoli si viene a creare un momento in cui il pezzo si ferma, s'incattivisce ed esplode : le chitarre aspettano Gioeli che con  un vocalizzo irrompe e costituisce la cornice perfetta ad una parte perfetta. 

Rhythm From the Red Car
Degno di essere considerato un pezzo di sano e purissimo Hard Rock, Rhythm From the Red Car è la massima espressione del lato più forte e marcato degli Hardline. Infatti nei pezzi degli Hardline si contrappongono sempre due caratteri: quello di Schon che tende ad essere più melodico e descrittivo, mentre quello di Joey Gioeli che protende verso riffs più grossi e possenti. L'intro è composto infatti da una sola linea di feedback e da un riff secco e incidente. La linea vocale del chorus riesce a supportare entrambe le due forti componenti. In questo pezzo gli Hardline sfoderano forza e coesione.

Change of Heart
A conferma del concetto della diversità compositiva di J.Gioeli e N.Schon, e in contrapposizione al pezzo precedente, le note di Change Of Heart sembrano portare invece gli Hardline su una scia del tutto differente. Insieme a Love Leads The Way, rappresenta uno dei pezzi migliori.
Il solo iniziale, 100% pure Neal Schon, fa immediatamente gustare l'intero pezzo. L'inizio è lento, andante, ma dal bridge si capisce subito che Change Of Heart non vuole essere la solita ballata: le chitarre distorte gelano tale atmosfera e Gioeli si inserisce con più irruenza, fino ad arrivare al chorus che è dirrompente.  

Everything
Everything è un pezzo speciale, la sua scrittura vide la collaborazione eccezionale di J .Cain, tastierista dei Journey. Un pezzo che un vero intenditore di questo genere dovrebbe ascoltare. Il brevissimo arpeggio disorto, introduce in modo perfetto la linea vocale di Gioeli che è potente ed energica. Strofa e bridge servono in modo superbo il chorus dal quale emerge maggiormente la bellezza di tutto il pezzo: lo si potrebbe ascoltare a ripetizione senza mai stancarsi. Ma ancora più incredibile è l'interlude: costruito sapientemente, è realizzato con una batteria pronta a servire le chitarre in palm mute e a concedere al solo di Neal Schon di esplodere in eleganza ed efficacia. Un pezzo da ascoltare.

Takin Me Down
Con Taking me down l'album ritorna a rivestire i suoi radicali princìpi Hard Rock, tanto che il riff iniziale sembra trascinare l'ascoltatore in un vortice scatenato. Il pezzo si presenta molto semplice nella sua costruzione, un calssico esempio di come l'Hard Rock possa essere rigido e agghiacciante allo steso tempo. La naturalezza è sempre il punto fondamentale degli Hardline che anche in questo caso si comportano molto bene, senza eccedere in particolari virtuosismi.

Hot Cherie.
Hot Cherie è la massima espressione del modo in cui gli Hardline concepiscano la musica e sappiano trasportare anche una semplice cover nei loro parametri compositivi, essendo praticamente conformi ad uno stile che solo loro sanno imprimere ai pezzi.
Con le tastiere iniziali gli Hardline cercano di preparare quell'atmosfera che alla canzone originale manca, concedendogli quasi un trono su cui regnare. La prima chitarra irrompe, creando forte sospance e prima di dar voce al pezzo, l'altra chitarra insiste e marca. La voce sembra dare un'espressività al pezzo davvero notevole. Il climax che porta al ritornello, s'intreccia in  modo perfetto con le chitarre. Il chorus, tutt’uno con chitarre , riff e cori, conferisce al pezzo uno spessore e una potenza che lo rendono una cover splenidida e fortemente riuscita.

Bad Taste
Con Bad Taste ancora una volta gli Hardline danno lezioni di Hard Rock, ma stavolta sporgendosi un po' di più. La batteria che carica groove con cassa e rullante e la chitarra che lentmente scorre il plettro sulle corde, fanno intuire che il pezzo sarà qualcosa di ben più particolare del solito. Il riff bello e funzionale si lega perfettamente al concetto che il pezzo vuole comunicare. Solita strofa, solito bridge ma stavolta il chorus viene preceduto da un fantastico interlude stilitico Schon-Gioeli che rende il pezzo del tutto caratteristico. Nella miscela esplosiva di suspance e parti solistiche emerge anche la potenza e la bravura di Deen Castronovo, che diventerà molto caro a Schon.

Can't Find My Way
Can't Find My Way si presenta non come la solita Rock Ballade, ma sembra essere più un modo di uscire dai parametri di quel concetto di "rock duro", e crea, come Love Leads the Way, un profondo taglio con i pezzi precedenti. La vena compositiva di Neal Schon che segue una linea propria, regala a questo pezzo l’opportunità di esprimersi al meglio delle proprie possibilita. Dalle prime note del solo iniziale inatti è possibile subito intravedere la bellezza che si potrae per tutto il resto del pezzo.
 Il punto più alto e più intenso è dato proprio dal solo di Schon che sembra costituire una strofa a sé: semplice, lungo e intenso chiude il pezzo in modo magistrale.

I'll Be There
Cavallo di battaglia di Double Eclipse, I'll Be there è di sicuro il pezzo in cui gli Hardline immettono maggior spirito di collaborazione, attraversando una serie di tecniche compositive eccezionali. La sequenza di accordi maggiori immerge l'ascoltatore in un mondo del tutto differente dal resto, insieme alla batteria che a colpi di rullante dà al pezzo cadenza ed energia. La linea corale che segue e che si ripete poi durante tutto il pezzo, crea subito una forte interezza e logica. Ancora una volta negli interludes solistici la coppia Schon-Goieli regala esperienza, unione e fusione.

31-91
Che l'imponenza di Neal Schon sia una componente enrome negli Hardline si vede proprio dalla consapevolezza di quest'ultimo di potere e volere contribuire anche da solo alla scrittura dell'album regalando un interlude di piacevole melodia e notevole intensità attraverso la voce la sua chitarra acusitca. 31-91 si ritaglia quindi un suo importante spazio nell’intero album.

In The Hands of Time
Non poteva esserci modo migliore per chiudere un album stupendo se non con un pezzo altrettanto stupendo:In The Hands of Time rappresenta un altro capolavoro degli Hardline, un pezzo che abbraccia il concetto dell'infinità del tempo e lo traduce in musica senza eccedere o sminuirlo. L'intro si presenta in maniera eccezionale: con una chitarra in arpeggio accompagnata da una serie di violini che si intrecciano e sorreggono il solo acustico. crea un legame infinito tra il pezzo e l'ascoltatore. La linea vocale incattivisce tale atmosfera senza farle perdere bellezza, fino ad arrivare al chorus, che inonda completamente l'ascoltatore e lo coinvolge interamente.
La continuità dell'infinito viene poi confermata dal solo di chitarra acustica e dal fading down finale.


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martedì 17 luglio 2012

Spiriti Bollenti - 373° K (Album Review)


L'album Spiriti Bollenti della rock band bolognese 373° K, sembra essere un perfetto connubio tra quel buon vecchio sound rock di stampo classico, (mi riferisco a quello relativo alla seconda metà degli anni '70)  e quel di buon heavy metal, soprattutto nelle strutture portanti dei singoli pezzi. La band mostra però anche molto spunto sulla scelta dello stile e della padronanza di vari generi tra cui anche un buon vecchio blues.


1.  373° K 
In cima alla lista la band sceglie di fissare come pezzo di apertura proprio 373° Kelvin ed è  bello e  funzionale il modo con cui lo fa:  l'idea originale di inserire un suono proveniente da un jack che viene inserito nell'uscita della chitarra, tende a voler simulare l'apertura di una prova, o probabilmente, un concerto, insomma un modo per dire "Si comincia!". Il riff che segue pone i primi accenti su uno stile che evoca il buon ambiente rock ed è davvero perfetto per l'energia che l'intero album vuole comunicare. Si notano quasi subito le caratteristiche della band, il loro modo di fare musica e le loro influenze principali.
La strofa di 373° K sembra essere costruita sugli strumenti in modo uniforme e compatto, ma ancora più di essa, è il bridge che crea una tensione molto piacevole. La band, come ogni rock band che si voglia far rispettare, vuole mostrare, vuole lasciar trasparire ogni lato, e lo fa attraverso la voce della chitarra che erige un solo dai tratti duri e per niente timidi.
Con un ultimo chorus per concludere il pezzo, l'incisività e la repetition, costituiscono un'approccio molto appropriato a questo scopo. L'album si presenta con notevole e positivo impatto.

2. SCIARPE VINTAGE

Con Sciarpe Vintage, ancora una volta si scorge quanto l'uso di effetti sonori prima dei pezzi sia particolarmente utilizzato, in primis per orientare l'ascoltatore, e in secondo luogo per creare una certa profondità. In questo caso è il soffiare del vento accompagnato dal charleston  eche apre le danze.
Il pezzo si presenta con un'impatto completamente diverso dal precedente. Si notano le influenze un po' Doors (forse perché il riff ne richiama molto lo stile) e un po' Led Zeppelin (in questo senso più vocali che strumentali).
La melodia vocale rende visibile quanto sia particolarmente prediletto l'uso dell'ottava bassa seguito dal successivo innalzamento all'ottava superiore.
Sciarpe Vintage risulta essere però, un pezzo  non scritto con la stessa intensità del precedente ma probabilmente a causa della diverso stampo e causa del fatto che vengono esaltate più le doti del chitarrista che non del resto della band. Nonostante questo è caratterizzato da un ritmo e una cadenza notevolmente incisivi.
Ad ogni modo  esso risulta essere volutamente molto semplice e senza artifici che possano in qualche renderlo pesante e macchinoso.

3. COMUNQUE VADA

Con Comunque Vada la band ritorna a rivestire i panni del primo pezzo dell'album lasciando trasparire in modo chiaro e preciso quanto un certo genere dia maggior sicurezza alla composizione e maggior sfogo alle idee. Attraverso il riff della chitarra e della batteria  e del basso che risultano essere molto efficaci, si evince quale sia realmente il canale di espressione più adeguato della band. 
Sia la strofa, sia il bridge sono convincenti perché comunicano molto bene tra di essi. La scelta di inserire una linea di chitarra  che sottolinei quella vocale conferisce al pezzo una maggiore espressione di qualità. La voce lavora vicino alla melodia strumentale intrecciandosi perfettamente con essa.

Comunque vada, si presenta quindi come un buon pezzo e può essere considerato come un canale di comnicazione diretto tra l'album e l'ascoltatore. 

4. ETERNO RITORNO

Frangente totalmente strumentale, Eterno Ritorno ha il compito ed il potere di conferire all'album un momento di stasi, di totale serenità, ritagliandosi uno spazio di riflessione e di consapevolezza. 
La scelta del piano per eseguire una melodia che di per sé è molto bella, sia al primo ascolto che agli altri, risulta molto positiva. Che sia merito delle influenze musicali o solo delle idee giuste, la band riesce ad esprimere attraverso la melodia portante notevole profondità.
Eterno Ritorno non si presenta come un pezzo a sé stante, non come un'isola, ma al contrario come un corridoio perfetto che porta al pezzo sccessivo Lascia che sia, il quale sembra completarne il concetto musicale per trasformarlo in una efficace ballata. I due pezzi insieme costituiscono di sicuro il punto più alto dell'intero album.

5. LASCIA CHE SIA

Lascia che siainzia con una dolcezza davvero imponente. Esso lascia intravedere come la band sia brava ad attraversare terreni anche molto diversi dai pezzi precedenti.
L'intro di pianoforte, permette subito all'ascoltatore di collocarsi al centro di qualcosa di emozionalmente forte, e la melodia vocale sembra davvero seguire in modo perfetto la dolcezza del piano senza disturbarlo minimamente. L'utilizzo di alcune parti di testo e alcune scelte vocali  sono forse un po' cacofoniche, ma per quanto possano esserlo non lo sono tanto da demolire l'intero pezzo. 
Molto coraggiosa la scelta di irrompere sulla pathos, con l'entrata di tutti gli strumenti: la chitarra in pulito, la batteria soffusa e il basso presente ma non impulsivo riescono bene a non  guastarne il clima. Ciò sottolinea un notevole impegno complessivo, in quanto cosa molto complessa da eseguire. 
Sebbene sia conservata l'atmosfera, la seconda strofa permette al pezzo di salire di intensità. L'hook forse rappresenta un secondo motore per il pezzo trasmettendo la voglia di riascoltare.. Esso stesso concede spazio al solo, che è concentrato ed intenso e sebbene sia eseguito con notevole spunto, una nota negativa va sulla scelta del tipo di suono utilizzato, che forse non si addice all'atmosfera complessiva.
Il solo chiude il pezzo con un volume fading che come sempre sottolinea la continuità del pezzo, e con questo gli regala un'enrome prodondità. 

6. LA VITA E' MIA

Con La Vita è mia l'album ritorna ad rivestire i tratti un po' più duri ma il pezzo non sembra essere stato scritto dalle stesse persone che hanno scritto il precedente e i pezzi precedenti per vari motivi:
I tratti un po' punk sembrano sfuggire allo stile della band, o meglio al modo di fare musica che si è visto fin'ora. Il testo non possiede la stessa profondità sia in stesura, sia in composizione sia nel concetto che vuol comunciare. L'assolo sembra non essere coerente il pezzo (forse per un mix di sound complessivamente inaccoppiabile). La chiusura forse sembra la cosa più riuscita. 
Tutto sommato i compnenti della band fanno del loro meglio per rendere il pezzo buono e forse anche commercialmente valido. 

7. 30...

In 30... ancora una volta la band sente come il bisogno di esplorare altri fronti e altri orizzonti musicali e con 30.. lo fa davvero bene musicalmente con parti singole scritte con notevole riguardo verso un genere Blues di notevole qualità e verso band del calibro degli Elf (in particolare, Carolina County Ball). Le singole parti  combaciano perfettamente creando un'atmosfera da tipica locanda texana.
Il ritmo blues viene cosstruito e portato avanti molto bene fino al primo bridge che iniziamente di blues ha ben poco, ma subito si conforma al pezzo con un piano/voce, e un insieme di rumori sottofondo che ricreano l'atmosfera da locanda, rientrando bene nel motivo principale.
L'assolo blues di piano, rimarca assolutamente l'idea che si tratti di un buon blues completamente radicato e maturo.


8. PARADISO INSIEME

Paradiso Insieme riprende la scia più energica che la band sa di saper esprimere. Il basso, pur seguendo un riff, che appartiene alle sonorità rock/heavy metal, riesce sia nel tocco sia nella sequenza di note, a mantenersi in un proprio canale senza sforare nel "già sentito". Anche l'intervento della batteria e del feedback di chitarra, fanno parte di una struttura praticamente classica, ma anche loro riescono ad essere pressoché originali senza distorcere l'intro del pezzo. 
A parte l'intro il pezzo non si presenta molto profondo musicalmente ma molto convicente dal punto di vista del testo, il quale esprime un significato forte e poetico.

9. DENTRO DI TE

Come ultimo frangente di album, l'intro Dentro di te porta il pensiero invece alla scia musicale dei Guns'n'Roses, sia per il modo in cui è concepito, distendendosi  sugli accordi di una chitarra pulita, sia per la strofa cantata, sia per il solo in chitarra distorta, che riprende un po' le sonorità di Paradise City. Ad ogni modo, è buona l'interpretazione che la band dà ai propri espedienti, intrecciando una propria visione all'interno dei classici paradigmi derivanti dalle influenze. 
La voce viene notevolmente (e finalmente!) valorizzata più nei toni alti, a discapito di quelli bassi in cui il cantante sembra rendere di meno. L'intepretazione che riesce comqunque a dare al pezzo caratterizza il pezzo così come l'intero album. 
Essendo il pezzo che conclude l'album, in Dentro di te la band cerca di lasciare il segno nell'ascoltatore con elementi che sono prettamente studiati ed elaborati. Uno di questi è proprio lo slowing outro finale, che chiude il pezzo con notevole gradevolezza e integrità.


La band bolognese può vantarsi di aver creato qualcosa di molto bello e costruito, ma in questo album si vedono stimoli ed idee altalenanti, che impediscono alla band di mostrare una vera e propria consolidata personalità. Nonostante tutto, in alcuni tratti invece la band sfodera le armi e mostra di essere all'altezza di ciò che pensa e mette in musica. Insomma, lavorando insieme, probabilmente riuscirà a consolidare il proprio carattere.

Dave Marino. 

venerdì 22 giugno 2012

Qui si fa la storia - Vasco Rossi (Fast Track Re..JECT!))


UNPUBLISHED POST - WRITING DATE: 25 - 12 - 2011


Oggi è Natale e quindi mi sento in vena di cattiverie. Vorrei fare una recensione ad un live di un artista che molti, anzi moltissimi reputano un colosso del rock italiano: Vasco Rossi. In particolare alla doppia serata di Bologna 2008.
E' noto a tutti che il nostro caro Vasco per il tour ingaggiò il chitarrista Stef Burns, che ha suonato con gruppi del calibro di Y&T ed Alice Cooper ma è inutile dire che probabilmente nessuno tra quelli che seguono l' "Italian Rock Stallion" sappia chi siano. 
Ad ogni modo tutti ,compresa la critica (solo quella italiana, e non è un caso) hanno apprezzato questo live come il migliore di Vasco, e cmq è stato un evento che ha sbancato ai botteghini (il tour ha collezionato in prevendita 142.000 biglietti!!!) ...
ma la gente non si chiede il perché e quindi ve lo dico io.


Quello che non è noto a tutti è che Burns e Soliero (chitarrista fedele di Vasco, il solo motivo per cui vale la pena di ascoltare Vasco) INSIEME revisionarono TUTTI, e dico TUTTI, gli arrangiamenti dei pezzi di Vasco, mettendoci dentro un pochino, come posso dire, di buono, sano e vero Rock

Si vede sin dall'intro di Qui si fa la storia: tutti ne conosceranno sicuramente la versione in studio, notate niente di strano?  Sfido chiunque a notare la grande differenza. 
Ma, putroppo la vita è cattiva, il pezzo regge fino a quando Vasco inizia a cantare; insomma a parte gli assoli c'è poco da salvare e questo farà incazzare parecchie persone, ma la verità di solito, fa incazzare. 

Sono solito immaginare uno Steve Perry sbellicarsi dalle grasse risate soprattutto sul suo "Oh yeeeeeah"  molto, molto acuto e pieno di tecnica...

Vasco Rossi, il rocker che di rock ha ben poco...


ITALIA, SVEGLIATI, DESTATI DA QUESTO SONNO MALEDETTO!!!





mercoledì 14 dicembre 2011

Reason To Live - Kiss (Fast Track Review)

 C'è chi pensa che fossero dei pagliacci, c'è chi sostien, che fossero solo dei gran buffoni, che si commercializzassero facendo leva più sul loro show, che sulla loro reale abilità di musicisti... io penso invece che i buffoni sono coloro che ritengono i Kiss una band da quattro soldi. Questo pezzo, scritto per l'album Crazy Nights (1987) è una vera e propria esplosione di sentimento ed energia che si intrecciano a cantare un amore passionale, un amore per il quale vale la pena vivere e lottare...

Some people think that they were clowns, some say they were just great fools, whomarketed relying more on their show, and on their actual abilities of musicians ... and I think clowns are instead those who consider the band Kiss a dime. This piece, written for the album Crazy Nights (1987) is a veritable explosion of emotion and energy that intertwine to sing a passionate love, a love which makes life worth living and fighting ...





lunedì 5 dicembre 2011

LETTING GO - PRAYING MANTIS (TRACK REVIEW)

1981, Londra. Il chitarrista Dennis Stratton lascia, per divergenze stilistiche e ideologiche, gli Iron Maiden, dopo aver collaborato con loro al primo album Iron Maiden e ad alcuni pezzi del secondo album Killers. Contemporaneamente però, sempre nella capitale londinese, i fratelli Troy licenziano il chitarrista dal loro progetto Praying Mantis e quando vengono a sapere della dipartita di Stratton, non nascondendo il loro interesse per le sue doti stilistiche, tecniche e musicali non esitano a contattarlo. L'ex-Maiden ascolta i lavori scritti nell'album uscito proprio in quell'anno Time Tells No Lies (EMP, London, 1981) e rimane enormemente affascinato dal sound che la band propone. Accetta l'invito e per i Praying Mantis comincia una nuova era, un nuovo percorso, che li ridimensiona enormemente. Nel 1991, il primo album Predator in Disguise è già un successo.
Nel 1993 i Praying Mantis mostrano le loro qualità in modo molto più eclatante. Registrano A Cry For The New World (EMP, Londra, 1993)., in cui riescono a comunicare la loro maturità musicale trovando una loro dimensione, forse più aggressiva, qualità che, ironia del caso, Stratton, nei Maiden non apprezzava e che fu una delle cause del suo allontanamento. Tra i pezzi presenti nell'album ne voglio risaltare uno,  che secondo me merita attenzione particolare e che recensisco molto volentieri come il pezzo più bello dell'album.

L'intreccio in terza delle due chitarre è un particolare segno dell'inclinazione prettamente metal del pezzo ma al contempo di una scelta stilistica ben precisa. Gli accenti dati poi e in  battere dalla batteria e in accordo da una terza chitarra che si aggiunge, prima chiusa e poi aperta, si collegano con uno stacco di batteria ad un riff incredibilmente efficace a tal punto che i Praying Mantis decidono di ripeterlo ben quattro volte: due ad una chitarra e due a doppia chitarra in terza. Sotto la strofa si sentono le chitarre che non smettono di fraseggiare fino al bridge in cui sono preponderanti per lo più in accenti. Le tastiere risaltano la seconda strofa, cosa che nella prima era lasciato più alle chitarre.Sul finire del secondo chorus, sulla stessa identica nota finale si erge proprio l'assolo che prende possesso dell' anima del pezzo. Il primo solo non è complesso ma è molto efficace, perché non esagera e rimane costante per rimarcare il secondo con cui si collega in modo perfetto: mentre il primo mantiene la nota a metà frase, il secondo la stringe e la porta con sé nel secondo. Ma la prima chitarra non sparisce nel nulla anzi è lì, sottolinea in terza tutto il secondo assolo. E qui viene il bello.  La parte che segue crea una stupenda sonorità: testiere in tappeto in cori, e le chitarre che in quasi in "fin di vita" regiscono con uno stacco indimenticabile. L'outro solo  porta il pezzo a conludersi in volume fading... con una intensa portanza...

lunedì 28 novembre 2011

Stop Loving You - Toto (Fast Track Review)

Corre l'anno 1988, i Toto registrano uno degli album più belli della loro carriera che chiamano con semplicità "The Seventh One". . Subito apprezzato dalla critica, anche se molto coerente nei confronti delle sonorità dell'ambiente AOR molto in voga nei secondi '80, non nasconde affatto il lato sperimentale e notoriamente progressive della band, anzi ne risalta le doti compositive con un gusto molto delicato. Il pezzo che propongo è uno dei più belli della tracklist.

domenica 27 novembre 2011

MESSAGE OF LOVE - JOURNEY(Fast Track Review)


Tratto dall'album Trial By Fire (Columbia, 1996),    Message of Love è il pezzo più prorompente che i  Journey potessero inserire come "titolo di testa", di sicuro una scelta veramente adatta. Con Message of Love si può comprendere già in che ambiente si orienta l'intero album. E' un pezzo esplosivo in cui i Journey esprimono la loro completa maturità che hanno affinato nel tempo, come si ascolta in tutto l'intero concept. Come si dice, "Il Buon Giorno si vede dal mattino..". Ascoltare per credere.