
Forse nella leggendaria storia dei Journey, questo è uno dei pezzi maggiormente conosciuti. E’ giusto dire che fu anche uno dei più pubblicizzati dalla band statunitense, e con giusto merito, perché è una delle composizioni più belle dal punto di vista dell’arrangiamento e dell’energia che riesce a trasmettere. Si può avanzare l’ipotesi che anche un orecchio inesperto dei Journey, s’innamorerebbe completamente dopo averlo ascoltato. Ascoltare per credere!
Il pezzo si apre con una irruenza incredibile. Le tastiere di J. Cain rompono il silenzio con una serie di accordi che fanno già intuire come il pezzo procederà. La chitarra che prende parte da subito solo agli accenti degli accordi, si immette nel pezzo con grande interezza. La voce di Steve Perry non fa altro che aprire le danze creando una dinamica che servirà poi a dare accento al ritornello. Melodia piacevole che si porta al bridge, arpeggiato delle chitarre che in maniera splendida tiene fissa una dinamica che poi cresce pian piano. Al secondo bridge, infatti ,il pezzo esplode con il chorus. E’ un ritornello veramente fantastico: costruito sulla collaborazione di voci che insieme a Steve Perry lo rendono più armonico risaltandolo come punto di maggior concentrazione. L’assolo di chitarra è accompagnato da un piano ritmico e suggestivo, in accordo all’ideologia di N.Schon. Il pezzo raggiunge il culmine sul ritornello costruito in assenza di strumenti che non fa altro che trascinare il pezzo verso la fine con un progressivo volume-fading architettato di proposito per dare al pezzo la continuità che merita, perché un pezzo così bello, non merita una fine.
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