Double Eclipse COVER Review - By ViVa Kudlak
Era il 1991 quando i fratelli Johnny
e Joey Gioeli, sciolsero i Brunette, un loro progetto Heavy Metal
che li vedeva rispettivamente voce e chitarra ritmica. Subito dopo lo
scioglimento, i due fratelli si riunirono spesso da soli per scrivere i pezzi
per un nuovo progetto, un progetto che avrebbe seguito la scia di quella
rinascita Hard Rock molto in voga in quegli anni: tale progetto avrebbe preso
il nome di Brothers, in segno del
loro affetto fraterno.
Il futuro però prospettò ai fratelli
Johnny e Joey qualcosa di ancor più grande, quando la loro strada si incrociò in
modo del tutto insolito con quella di Neal Schon, storico chitarrista dei
Journey, reduce prima dal temporaneo scioglimento degli stessi Journey (1986) e poi da quello
successivo dei Bad English (1991). La
sorellina dei Gioeli, infatti, aveva un ragazzo e questo ragazzo si chiamava proprio
Neal Schon. Quando Neal venne a sapere dei pezzi e del progetto, si propose dapprima
come loro General Manager e poi chiese ai due ragazzi di diventare il
chitarrista solista.
Presi dall’entusiasmo, i due accettarono e l’anno seguente, si ritrovarono
ad aver pubblicato Double Eclipse, uno dei più bei album mai scritti dai Brothers,
o meglio conosciuti come Hardline.
Che gli Hardline fossero particolarmente presi dal progetto, lo indicano le
ben 12 tracce dell’album (più la traccia bonus di Love Leads the Way), insomma,
un numero particolarmente elevato per un album di debutto.
Life's a bitch
Tra tutte le tracce dell'album non poteva esserci migliore scelta di
quella che vide Life's a Bitch come pezzo di apertura. Gli Hardline si presentano
al pubblico come meglio non potessero fare. L'intro della batteria seguita prontamente da un solo in cui si riconosce
l'aggressività degna din un Hard Rock di mestiere, crea l'atmosfera giusta per manifestare l’imponenza di un album
incredibile. E' come se ogni membro del gruppo volesse presentarsi ed
esclamare: «We are the Hardline, take that!».
La forte presenza di Neal Schon, il suo
timbro e la sua “voce” rendono qualità e quantità ad un pezzo stupendo.
Dr. Love
Ad irrompere nell'atmosfera di Life’s a Bitch e creare quella profondità
che gli Hardline in tutti i loro pezzi riescono a trasmettere sono le tastiere
di Dr. Love seguiti dal solo e dal
riff quadrato, semplice ed efficace
delle chitarre. Qui si nota perfettamente come gli Hardline vogliano chiaramente riportare in vita quel vecchio
stile anni '80, aggressivo e dirompente. La
composizione generale rende giustizia a tale intento.
Love Leads The Way
Una tastiera di archi, una chitarra ritmica e un'altra chitarra in pulito rendono Love Leads the Way un pezzo incredibile, uno tra i più belli
dell'intero album. La partenza è straordinaria: Gioeli compone una linea
melodica della strofa in maniera perfetta e lo fa proprio sull’intro delle chitarre, e aspetta l'incalzare
della batteria per poi portarsi al bridge..
Il bridge serve il chorus che è di per sé dolce e imponente allo stesso tempo.
Il solo di Neal Schon porta con
sé tutto il suo timbro e la sua
classe, ma il pezzo trova il suo picco più alto nella parte successiva. Dagli
assoli si viene a creare un momento in cui il pezzo si ferma, s'incattivisce ed
esplode : le chitarre aspettano Gioeli che con un vocalizzo irrompe e costituisce la cornice perfetta ad una parte
perfetta.
Rhythm From the Red
Car
Degno di essere considerato un
pezzo di sano e purissimo Hard Rock, Rhythm
From the Red Car è la massima espressione del lato più forte e marcato
degli Hardline. Infatti nei pezzi degli Hardline si contrappongono sempre due
caratteri: quello di Schon che tende ad essere più melodico e descrittivo,
mentre quello di Joey Gioeli che protende verso riffs più grossi e possenti. L'intro è composto
infatti da una sola linea di feedback
e da un riff secco e incidente. La
linea vocale del chorus riesce a supportare entrambe le due forti
componenti. In questo pezzo gli Hardline sfoderano forza e coesione.
Change of Heart
A conferma del concetto della
diversità compositiva di J.Gioeli e N.Schon, e in contrapposizione al pezzo
precedente, le note di Change Of Heart
sembrano portare invece gli Hardline su una scia del tutto differente. Insieme
a Love Leads The Way, rappresenta uno
dei pezzi migliori.
Il solo iniziale, 100% pure Neal
Schon, fa immediatamente gustare l'intero pezzo. L'inizio è lento, andante, ma dal bridge si capisce subito
che Change Of Heart non vuole essere la solita ballata: le chitarre distorte
gelano tale atmosfera e Gioeli si inserisce con più irruenza, fino ad arrivare al chorus che è dirrompente.
Everything
Everything è un pezzo speciale,
la sua scrittura vide la collaborazione eccezionale di J .Cain, tastierista dei
Journey. Un pezzo che un vero intenditore di questo genere dovrebbe
ascoltare. Il brevissimo arpeggio disorto, introduce in modo perfetto la linea
vocale di Gioeli che è potente ed energica.
Strofa e bridge servono in modo superbo il chorus dal quale emerge
maggiormente la bellezza di tutto il pezzo: lo si potrebbe ascoltare a
ripetizione senza mai stancarsi. Ma ancora più incredibile è l'interlude:
costruito sapientemente, è realizzato con
una batteria pronta a servire le
chitarre in palm mute e a concedere
al solo di Neal Schon di esplodere in eleganza ed efficacia. Un pezzo da
ascoltare.
Takin Me
Down
Con Taking me down l'album ritorna a rivestire i suoi radicali princìpi Hard Rock, tanto che il riff iniziale
sembra trascinare l'ascoltatore in un vortice scatenato. Il pezzo si presenta
molto semplice nella sua costruzione, un calssico esempio di come l'Hard Rock
possa essere rigido e agghiacciante allo
steso tempo. La naturalezza è sempre il punto fondamentale degli
Hardline che anche in questo caso si comportano molto bene, senza eccedere in
particolari virtuosismi.
Hot Cherie.
Hot Cherie è la massima espressione del modo in cui gli Hardline
concepiscano la musica e sappiano trasportare anche una semplice cover nei loro
parametri compositivi, essendo praticamente conformi ad uno stile che solo loro
sanno imprimere ai pezzi.
Con le tastiere iniziali gli Hardline cercano di preparare
quell'atmosfera che alla canzone originale manca, concedendogli quasi un trono su cui regnare. La prima chitarra
irrompe, creando forte sospance e prima
di dar voce al pezzo, l'altra chitarra insiste e marca. La voce sembra dare un'espressività al pezzo davvero
notevole. Il climax che porta al ritornello, s'intreccia in modo perfetto
con le chitarre. Il chorus, tutt’uno
con chitarre , riff e cori, conferisce
al pezzo uno spessore e una potenza che lo rendono una cover splenidida e
fortemente riuscita.
Bad Taste
Con Bad Taste ancora una volta
gli Hardline danno lezioni di Hard Rock, ma stavolta sporgendosi un po' di più.
La batteria che carica groove con cassa e rullante e la chitarra che lentmente
scorre il plettro sulle corde, fanno intuire che il pezzo sarà qualcosa di ben
più particolare del solito. Il riff bello e funzionale si lega perfettamente al
concetto che il pezzo vuole comunicare. Solita strofa, solito bridge ma
stavolta il chorus viene preceduto da un fantastico
interlude stilitico Schon-Gioeli che
rende il pezzo del tutto caratteristico. Nella miscela esplosiva di suspance e parti solistiche emerge anche la potenza e
la bravura di Deen Castronovo, che diventerà molto caro a Schon.
Can't Find My Way
Can't Find My Way si presenta non come la solita Rock
Ballade, ma sembra essere più un modo
di uscire dai parametri di quel concetto di "rock duro", e crea, come
Love Leads the Way, un profondo taglio con i pezzi precedenti. La vena
compositiva di Neal Schon che segue
una linea propria, regala a questo pezzo l’opportunità
di esprimersi al meglio delle proprie possibilita. Dalle prime note del
solo iniziale inatti è possibile subito intravedere la bellezza che si potrae
per tutto il resto del pezzo.
Il punto più alto e più intenso è dato proprio dal solo di Schon che sembra costituire una strofa a sé: semplice, lungo e intenso chiude il pezzo in modo magistrale.
I'll Be
There
Cavallo di battaglia di Double
Eclipse, I'll Be there è di sicuro il pezzo in cui gli Hardline immettono
maggior spirito di collaborazione, attraversando una serie di tecniche
compositive eccezionali. La sequenza di accordi maggiori immerge l'ascoltatore in un mondo del tutto differente dal resto,
insieme alla batteria che a colpi di rullante dà al pezzo cadenza ed energia.
La linea corale che segue e che si ripete poi durante tutto il pezzo, crea
subito una forte interezza e logica. Ancora
una volta negli interludes solistici la coppia Schon-Goieli regala esperienza,
unione e fusione.
31-91
Che l'imponenza di Neal Schon sia
una componente enrome negli Hardline si vede proprio dalla consapevolezza di
quest'ultimo di potere e volere contribuire anche da solo alla scrittura
dell'album regalando un interlude di piacevole melodia e notevole intensità
attraverso la voce la sua chitarra acusitca. 31-91 si ritaglia quindi un suo importante spazio nell’intero
album.
In The
Hands
of Time
Non poteva esserci modo migliore
per chiudere un album stupendo se non con un pezzo altrettanto stupendo:In The Hands of Time rappresenta un
altro capolavoro degli Hardline, un pezzo che abbraccia il concetto dell'infinità
del tempo e lo traduce in musica senza eccedere o sminuirlo. L'intro si presenta in maniera eccezionale: con una chitarra in arpeggio accompagnata
da una serie di violini che si intrecciano e sorreggono il solo acustico. crea un
legame infinito tra il pezzo e l'ascoltatore. La linea vocale incattivisce tale
atmosfera senza farle perdere bellezza, fino ad arrivare al chorus, che inonda
completamente l'ascoltatore e lo coinvolge
interamente.
La continuità dell'infinito viene
poi confermata dal solo di chitarra acustica e dal fading down finale.
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